sabato 16 gennaio 2010

Buddhismo

Quattro Nobili Verità
-- a) l'esistenza è dolore: l'essere umano prende coscienza del fatto  che la nascita è dolore, la malattia è dolore, la vecchiaia è dolore, la separazione da ciò che si ama è dolore, l'impossibilità di soddisfare i propri desideri è dolore;
-- b) l'origine del dolore è il desiderio: la causa prima del dolore nasce dalla sete del piacere dell'esistenza, dall'attaccamento agli esseri ed alle cose;
-- c) l'eliminazione del desiderio porta alla cessazione del dolore: la sete dell'esistenza può essere eliminata, distruggendo totalmente il desiderio: si raggiunge così il Nirvana;
-- d) la via che conduce alla rimozione del dolore è il nobile Ottuplice Sentiero: si elimina il desiderio, la   sete di essere e di avere e quindi si interrompe la ruota delle reincarnazioni, intraprendendo la via di mezzo, come indica l'Ottuplice Sentiero.
La non conoscenza della dottrina delle Quattro Verità è la causa prima del ciclo dell'esistenza e del dolore. Ogni fenomeno sensibile ha una causa, a sua volta effetto di una causa anteriore; ugualmente ogni condizione di vita è assoggettata a tutte le cause che la precedono ed a quelle che la seguono; perciò è evidente il carattere di precarietà e di transitorietà. Lo stesso vale per l'uomo: ogni individuo ha delle predisposizioni, ossia è condizionato dalla catena delle cause, dal flusso dell'esistenza (la catena nascita, morte, rinascita = samsara).
    La legge della causalità è definita dal termine Karma. Dunque gli strumenti o Ottuplice Sentiero per raggiungere la salvezza, il nirvana (estinzione) inteso come liberazione totale dal dolore e dalla catena
    delle esistenze, sono:
    -- la Retta Fede, incondizionata adesione alle quattro verità;
    -- la Retta Risoluzione, impegno a tenere lontano da sé ogni desiderio, odio, malizia;
    -- la Retta Parola, astensione dalle false parole;
    -- la Retta Azione, astensione dall'uccidere qualunque essere vivente, dal  furto, dall'adulterio;
    -- il Retto Comportamento, la pratica di tutte le norme che riguardano il parlare e l'agire;
    -- il Retto Sforzo, volontà di incrementare le buone qualità;
    -- il Retto Ricordo, mente priva di confusione;
    - la Retta Concentrazione, raccoglimento della mente che porta all'abolizione
       della coscienza e della non-coscienza.
  Per  tutti i credenti buddhisti, poi, valgono i cinque precetti, che si possono paragonare alla seconda tavola del decalogo ebraico e cristiano: Osservo il precetto di non uccidere nessun essere vivente; osservo il precetto di non rubare; osservo il precetto di non abbandonarmi alla lussuria; osservo il precetto di non mentire o ingannare il prossimo; osservo il precetto di  non fare uso di sostanze inebrianti. Come si può osservare,il primo precetto in particolare è importante, in quanto esprime uno dei fondamenti dell'etica buddhista: l'assoluta non violenza (ahimsa). Ai già citati, poi, si possono aggiungere ancora tre o cinque precetti, facoltativi per i laici, ma obbligatori per i monaci. La virtù principale è per il Buddhismo la cioè la benevolenza, la fratellanza, l'amore, per cui non esiste differenza alcuna, tra gli uomini, di classe, di religione, razza o sesso.