Tutte le volte che noi viviamo interamente nel presente e interrompiamo il flusso della vita con i nostri pensieri non stiamo più vivendo. Se invece assecondiamo il fluire continuo dell’esperienza e del tempo le cose vanno come devono andare, allora sì che riusciamo a vivere consapevolmente e pienamente. E a realizzare ciò che ci fa stare veramente bene. Così come un fiore non programma di dover crescere, né si preoccupa, ma vive immerso ella natura, e asseconda il flusso e sempre naturalmente, senza dover fare nessuno sforzo, sboccia e porta a compimento tutte le potenzialità contenute nel suo seme. Per affrontare l’ansia dobbiamo essere disposti a “sprofondare dentro noi stessi” scendere in profondità non significa cadere i un abisso insondabile ma precipitare in un luogo dove lentamente sparisce la nostra identità. Liberarci dalle nostre identificazioni è una vera e propria operazione salutare: l’identificazione è la nostra malattia più grave, la nostra abitudine più dannosa. L’ansia nasce dal fatto che siamo identificati in un modello. L’ansia viene proprio per far morire quel modello, perché soltanto così possiamo tornare vivi.
La vita è un continuum, un flusso ininterrotto, non ci sono tappe da inseguire, o da raggiungere, siamo noi che frammentiamo il tempo, che pensiamo che quello che facciamo adesso è diverso da quello che faremo tra un’ora o che abbiamo fatto un mese fa. L’ansia nasce proprio dalla rottura di questo continuum. Se non riusciamo ad essere questo istante sempre più totale che è la vita, se non dividiamo il tempo vissuto in un prima e in un dopo, possiamo diventare una eterna consapevolezza, uno stato in cui la coscienza accoglie tutte le energie che cercano di uscire, e come tale le trasmette. L’ansia così si trasforma in creatività. Perché l’ansia è tutta la creatività, tutto l’istinto e tutta la potenza vitale che non stiamo usando. Il presente è l’unico punto fermo. Ma come porsi in questa perenne e caotica mutazione. Raggiungendo la consapevolezza che ciò che è passato ormai non esiste più e non potrà più in futuro ripetersi con modalità uguali e che neanche il futuro esiste perché non si è ancora realizzato e se mai si realizzerà sarà comunque diverso da come oggi lo possiamo immaginare. L’attuale punto di vista è necessariamente diverso da quello che ci vedrà osservatori quando l’evento si verificherà. Il presente costituisce l’unica certezza: la prova della nostra presenza lì dove il verbo “restare”, pur nella sua limitatezza linguistica, è il fulcro e la motivazione della nostra stessa esistenza. Esistenza che si realizza sempre e soltanto per punti continui che vivono e muoiono nel momento stesso in cui vengono alla luce nel mondo. Se noi, in quanto parte integrante del mondo, siamo in grado, solo con un respiro, di modificarlo e di esserne modificati, significa che noi stessi siamo il mondo. Un mondo che vive, si trasforma, si evolve in un processo unico nel quale siamo tutti coinvolti, consapevolmente o inconsapevolmente, in ogni istante nel nostro percorso vitale. Senza di noi, infatti, il mondo non sarebbe lo stesso. Sarebbe privo di un elemento che concorre alla sua stessa esistenza e al suo programma in quel preciso e unico momento temporale.
Come possiamo gestire al meglio il presente, spesso troppo proiettato verso eventi futuri? Forse non si può prevedere il futuro, ma si può sicuramente incidere su ciò che ci aspetta per il futuro, cercando di modificare al meglio il proprio presente. Questo sì che si può fare! E se si possono cambiare le regole del gioco, si può anche, se lo si desidera, indirizzare le proprie scelte comportamentali verso il miglioramento del nostro stato attuale di benessere psicofisico. Scelte che sono determinanti per il nostro futuro. L’attitudine a gestire gli eventi in modo naturale ci porterà, anche, a dare più spazio e seguito a quanto nella nostra vita suscita emozioni e a seguire il richiamo di ogni nuovo percorso che possa far nascere in noi l’entusiasmo della novità e della curiosità. Il presente è proprio questo: la concretizzazione di un momento nuovo che, per essere vissuto intensamente, deve suscitare la curiosità della sua conoscenza. L’abitudine uccide il presente perché delegittima la sua stessa forza vitale relegandolo in un passato già vissuto. Se la costruzione della nostra vita è fatta di attimi irripetibili e sempre nuovi, nuovo deve sempre essere, quindi, anche il nostro approccio dinanzi alle novità che il futuro fattosi presente ci porta. Il nostro percorso della vita non è già segnato e compromesso al momento della nascita: siamo noi che lo costruiamo e lo possiamo modificare giorno dopo giorno.
Riassumendo…
• Evitiamo di ricadere nel ricordo ossessivo degli eventi che sono già passati o nella anticipata preoccupazione di ciò che ancora deve (ipoteticamente) verificarsi;
• Impariamo ad acquisire maggiore consapevolezza del presente e cerchiamo di valorizzarlo;
• Convinciamoci dell’ineluttabilità di certi eventi, nei confronti dei quali il nostro compito deve limitarsi ad assecondare il loro passaggio nel presente;
• Impariamo ad utilizzare le “antenne” dei nostri sensi per identificare, nella natura che ci circonda, il richiamo di quegli elementi che possono fornirci le risorse energetiche di cui abbiamo bisogno per ristabilire il nostro equilibrio psicofisico;
• Ed infine proponiamoci di vivere intensamente e serenamente ogni istante che caratterizza la nostra esistenza, considerandolo come qualcosa di unico e irripetibile, che potrebbe essere l’ultimo in assoluto, ma anche il primo di un nuovo percorso di vita iniziato all’insegna della naturale consapevolezza del nostro essere.